Gay & Bisex
Estate al lago - Capitolo 1
di aramis2
10.06.2020 |
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Cris tirò fuori il contenitore del caffè dal frigorifero e glielo porse..."
Cris si alzò poco dopo il sorgere del sole ed ammirò la bellezza del lago. Adorava svegliarsi presto e godersi quella parte del giorno in cui sembrava che avere l’intero lago tutto per sé.Si era organizzato per rimanere quasi tutta l’estate nel cottage dei suoi genitori ed il diciottenne ne adorava ogni momento.
Uscì per il suo jogging mattutino. Quando iniziò a correre verso i bosco, pensò per un momento al percorso da fare quel giorno e poi partì.
Ciò che Cris amava di più delle sue corse mattutine era il modo in cui la sua mente si estraniava. Non si preoccupava di nulla, non pensava a niente.
Spesso non sentiva nemmeno i suoi muscoli o perdeva il senso del tempo, la sua mente era completamente libera.
Dopo la corsa prese un asciugamano e un’enorme bottiglia d’acqua, si tolse la canotta e si diresse verso il pontile.
Aveva preso l’abitudine di andarci dopo la corsa, godendosi la vista del lago e migliorando la sua abbronzatura. Mentre il sole caldo batteva su di lui, Cris sentì tutto il corpo rilassarsi. Cominciò persino a sonnecchiare.
Non sapeva da quanto tempo era lì quando sentì una voce nelle vicinanze.
“Scusa.”
Aprì gli occhi e rimase per un attimo confuso, non capiva perché ci fosse lì un ragazzo in piedi sul bordo del pontile.
A parte le persone che occasionalmente arrivavano durante le loro passeggiate notturne intorno al lago, Cris non aveva mai visto visitatori o estranei.
“Mi dispiace disturbarti, è solo ... Beh, mi chiedevo se avevi del caffè.”
Cris guardò più attentamente l’uomo che stava parlando con lui e pensò che probabilmente avevano la stessa età.
Indossava una t-shirt bianca e pantaloncini blu.
E voleva del caffè? Che cosa? Chi diavolo va da un cottage all’altro alle 7 del mattino in cerca di caffè?
Finalmente parlò.
“Intendi caffè da bere? Adesso?”
“No, sto solo cercando del caffè per prepararmene una tazza. Vedi, sto da solo nella casa dello zio, là in fondo, avevo pensato che ci avrei trovato del caffè e quindi non ne ho comprato in città, invece ho scoperto che non ce n’è e…. Wow, devo sembrare un vero idiota. Mi chiamo Carlo, avrei dovuto presentarmi.”
“Io sono Cris. E sono piuttosto sicuro che i miei genitori abbiano del caffè. Vieni dentro.”
“Grazie mille.”
Disse Carlo mentre si dirigevano dentro
“So che sembra davvero stupido, ma sono diventato un po’ dipendente dalle cose e mi viene il mal di testa senza la mia dose di caffeina mattutina.”
“Nessun problema. Ecco qui.”
Cris tirò fuori il contenitore del caffè dal frigorifero e glielo porse.
“I miei genitori sono dei fanatici del caffè quindi sono sicuro che riporteranno le miscele più speciali dal loro prossimo viaggio.”
Carlo rise.
“Quindi anche tu sei qui da solo?”
“Sì. Beh, almeno durante i giorni feriali. I miei vengono qui per il fine settimana, ma per il resto hanno lasciato tutto il posto per me. Mi piace molto perché non ci sono molte persone qui durante nei giorni feriali. A proposito, qual’é la casa di tuo zio?”
“È quella, ti faccio vedere”
Disse Carlo mentre uscivano. Andò al bordo del lago ed indicò.
“Vedi, quella specie di rientro nella baia, puoi distinguere il nuovo pontile che lui e il suo… um… amico, hanno costruito questa primavera.”
“Oh certo” Disse Cris.
La sua famiglia parlava spesso della casa in cui viveva lo zio di Carlo, perché sembrava sempre che ci fossero lavori in corso, ma nessuno sapeva chi fosse il proprietario.
“Tuo zio deve tenere molto alla sua privacy. Non l’abbiamo mai incontrato.”
“Sì, beh ... sono un po’ riservati. A loro piace venire qui per scappare dalla città. Comunque, grazie mille per il caffè. Mi dispiace di aver disturbato il tuo pisolino.”
“Non stavo facendo un pisolino, mi piace riposare dopo aver corso e a volte, beh, il sole diventa un po’ troppo luminoso, quindi chiudo gli occhi e mi rilasso. Non era un pisolino.”
Cercavo sembrare indignato, ma il suo sorriso sornione lo tradiva.
“Le mie più sincere scuse.”
Disse Carlo con sarcasmo.
“Ehi.”
Disse poi, cambiando argomento.
“Corri ogni mattina? Perché ho veramente bisogno di riprendere la mia routine. Per tutta questa estate sono stato seduto sul mio culo. Pensi che potrei unirmi a te qualche volta? Voglio dire, capirei se preferisci correre da solo. Ma sai, se non ti dispiace, lo apprezzerei veramente poter venire con te qualche volta.”
“Sai di essere buffo quando fai le domande? Certo. Puoi venire con me domani se vuoi. Ti avverto, mi piace correre la mattina presto e non mi piace parlare mentre corro. Se ti va bene, vieni alle sei.”
“Fantastico! Ci vediamo domani allora.”
Carlo aveva un grande sorriso sul viso mentre si allontanava.
Mentre il ragazzo si allontanava verso la casa di suo zio, Cris si sentiva come se avesse appena sentito una battuta davvero fantastica o ballato la sua canzone preferita. Non poteva fare a meno di continuare a sorridere. Mentre si toglieva gli shorts ed andava sotto la doccia, si rese conto di averlo duro come una roccia.
Quando il mattino seguente si alzò fu piacevolmente sorpreso nel vedere Carlo sulla riva del lago che faceva stretching e non poté fare a meno di notare che quando il ragazzo si chinava, il nylon nero gli si stirava sul sedere.
“Buongiorno, ragazzo del caffè!”
Disse Cris cercando di concentrarsi su qualcosa di diverso di quel corpo.
Carlo si alzò.
“Buongiorno Cris! Sai, stamattina stavo pensando che probabilmente sei molto più allenato di me. Voglio dire che è passato un po’ di tempo da quando ho corso l’ultima volta, non vorrei essere un freno per te. Così se preferisci correre da solo puoi semplicemente dirmelo.”
“Non essere sciocco. Sono sicuro che andrai bene. Se sarai stanco, dimmelo e torneremo indietro. Promettimi solo di non essere così pedante quando correremo.”
Risero.
Mentre stava facendo stretching Cris si rese conto che non gli sarebbe importato molto di correre quel giorno. In effetti, non gliene sarebbe potuto fregare di meno se non avesse corso affatto. Principalmente gli piaceva stare con quel ragazzo. Dopotutto pensò che era da un po’ di tempo lontano dai suoi amici, quindi era bello avere vicino qualcuno della sua età.
Cominciarono a correre e lui si diresse verso la parte del lago dove c’erano diversi campi di mais, erano tutti e due taciturni. L’unico suono che emettevano era il ritmo dei loro piedi sulla strada.
Mentre la sua mente iniziava a vagare, Cris non riusciva a smettere di pensare a Carlo. Non sapeva perché, ma sembrava tutto quello che diceva il ragazzo lo facesse sorridere. Ma ciò che era davvero strano era che non riusciva a smettere di pensare al suo corpo.
Lo conosceva da 24 ore e già sembrava avere un ricordo perfetto dei suoi capelli scuri, la sua faccia rotonda, la sua abbronzatura perfetta. Più ci pensava più era confuso.
Non sapeva nulla del ragazzo e si disse che certamente non avrebbe dovuto pensare alla sua abbronzatura. O al suo culo!
“Cris! Ehi Cris!”
Gridò Carlo.
Si voltò a guardarlo. Erano entrambi coperti di sudore.
“Penso di essere pronto a tornare indietro, a te piace davvero correre ma siamo fuori da un’ora.”
Cris si guardò attorno. Riusciva a malapena a riconoscere dove si trovava perché era andato così lontano solo una volta. Era così preso dai suoi pensieri che aveva continuato a correre e si era completamente dimenticato che dovevano tornare indietro.
“Amico, mi dispiace. Non stavo prestando attenzione e continuavo a correre. Quando penso a volte mi capita di dimenticarmi dove sto andando. Sei sfinito?”
“Sto bene. Ma pensi che potremmo camminare un po’ prima di ricominciare?”
“Sì. È una buona idea. In realtà, sono sicuro che possiamo prendere una scorciatoia attraverso il campo senza fare lo stesso percorso di prima. Mi dispiace davvero di essere andato così lontano.”
“Non preoccuparti, immagino che potrò rifarlo fra una settimana o due.”
E gli fece l’occhiolino.
Camminarono a lungo in silenzio, attraverso il campo e dentro il bosco.
Fu Cris a iniziare a parlare.
“Allora, vuoi raccontarmi di te?”
“Pensavo non ti piacesse parlare.”
Disse Carlo con il suo solito sorriso.
“Non mi piace parlare quando corro. Ora stiamo camminando. Due cose del tutto differenti. Quanti anni hai?”
“Ok, 19 anni, ho finito il liceo e l’anno prossimo andrò all’università. E tu?”
“Devo cominciare l’ultimo anno di liceo e ho 18 anni. Non ho ancora deciso per l’università. È una delle milioni di cose a cui sto cercando di evitare di pensare quest’estate.”
“So cosa intendi. Quando ho detto ai miei genitori che volevo stare per un po’ al cottage di zio Enrico, continuavano a chiedermi ‘che cosa hai intenzione di fare’ ‘non ti annoierai?’ e ho detto loro che era tutto a posto. Volevo solo andarmene e non fare nulla, non pensare a nulla. Lo sai? A volte sento che tutti hanno queste enormi aspettative e… beh… è bello a volte staccare.”
Alla fine il lago fu in vista e i ragazzi si diressero verso la ripida sponda che costeggiava la strada. Quando arrivarono alla casa dello zio di Carlo, lui gli chiese: “Sei impegnato questo pomeriggio?”
“Beh, devo controllare la mia agenda... vediamo: il riposino, la doccia, il pranzo… sì, penso che potrei avere un po’ di tempo libero questo pomeriggio. Perché?”
Carlo rise.
“Beh, stavo pensando di fare sci d’acqua. Sai, se non sei troppo occupato e non hai altri progetti. Non sono così bravo, ma sarei felice di guidare il motoscafo se ti va di sciare. Tu scii? Vuoi uscire questo pomeriggio? Sul lago, voglio dire.?”
“Sì, mi piacerebbe uscire con te questo pomeriggio. A sciare.”
Nei giorni seguenti i ragazzi si incontrarono ogni mattina per correre e trascorrere i pomeriggi insieme nuotando, facendo sci nautico o pescando.
Dopo la corsa di venerdì, Carlo suggerì di andare in città quella sera e noleggiare qualche film.
Cris pensò che fosse un’idea formidabile dal momento che i suoi genitori non avevano nemmeno una televisione nel loro cottage.
Passare una serata a casa dello zio di Carlo poteva essere divertente. Passare più tempo con Carlo era ancora meglio.
Alle sei di quella sera andarono nella vicina località turistica e presero alcuni film che entrambi volevano vedere. Quindi ordinarono una pizza e poi iniziarono il viaggio di ritorno al lago.
Mentre si stavano avvicinando Carlo chiese: “I tuoi genitori verranno questo fine settimana?”
“No, staranno con la mia sorellina che andrà in colonia. Immagino che verranno il prossimo fine settimana. Perché?”
“Così, solo curiosità.”
Entrarono nel vialetto della casa dello zio di Carlo.
Cris non poteva credere a quanto fosse bello quel posto. All’esterno sembrava un qualsiasi cottage, ma dentro tutto era stupendo e nuovo di zecca.
Nel soggiorno c’erano enormi porte finestre che guardavano verso il pontile ed il lago. Sul camino c’era una foto di due uomini.
“Uno di questi è tuo zio?”
“In realtà, sono entrambi miei zii. Beh, in un certo senso. Quello a sinistra è mio zio Enrico. È il fratello di mio padre. Quello a sinistra è il suo partner, zio Tommaso.”
“Quindi vuoi dire che sono una coppia?”
“Sì. Stanno insieme da quando avevo tre o quattro anni e sono entrambi davvero carini. In effetti, era loro l’idea che venissi qui in estate. Alla festa per la maturità mi hanno detto che ogni volta che volevo potevo venire quassù, magari portando un amico. Era il miglior regalo che potessi avere.”
“Sono assolutamente d’accordo. Dai, la pizza si sta raffreddando. Facciamo partire il film e mangiamo.”
Si sedettero uno accanto all’altro sul divano e inserirono il primo film nel lettore. Carlo iniziò a far avanzare rapidamente le anteprime.
“Aspetta un momento!” Disse Cris: “Voglio vederli. Dammi quel telecomando!”
“Vedere cosa? Quale telecomando?”
E Carlo sorrise mentre teneva il telecomando nella sinistra lontano dall’amico.
Cris si sporse in avanti e prese il telecomando in breve si trovarono a lottare sul divano ridendo e cercando di impossessarsi del dispositivo.
Carlo finì sopra Cris e lo bloccò, lo tenne per i polsi sopra la testa e lo guardò dritto negli occhi.
Erano sorridenti e senza fiato quando, sorprendendo anche se stesso, Carlo abbassò le labbra su quelle dell’amico e lo baciò.
Cris si contorse sotto il bacio e il panico gli attraversò gli occhi; lo spinse via e guardò il suo nuovo amico. Il suo cuore batteva a mille all’ora e non sapeva cosa fare o dire. All’improvviso sentì che stava per piangere, come se non potesse più resistere. Si alzò e si diresse rapidamente verso la porta.
Carlo era impallidito ed urlò dietro a Cris che si allontanava.
“Cris! Aspetta! Non so cosa mi è preso. Mi dispiace.”
L’altro continuò a camminare.
“Devo andare Carlo. Devo... Devo andarmene.”
Era tutto ciò che poteva fare per non scoppiare a piangere lì; non appena fu fuori dalla porta si mise a correre più veloce che poteva verso casa sua.
Una volta dentro, sbatté la porta e scoppiò a piangere. Non piangeva così da quando aveva cinque anni ma non riusciva a controllarsi. Le lacrime lo travolsero e non sapeva perché.
Quando le labbra di Carlo avevano toccato le sue, aveva provato gioia, più amore di quanto non ne avesse mai sentito in tutta la sua vita. Ma non aveva senso.
Forse era innamorato di Carlo? Di un ragazzo? Cosa avrebbe detto la gente se li avessero visti baciarsi? Si sentiva così confuso. Non sapeva cosa fare.
Alla fine il terrore diminuì e i suoi singhiozzi furono ridotti ad un ritmo costante. Doveva pensare. Aveva bisogno di vuotare la mente. Aveva bisogno di correre.
Prima ancora che i singhiozzi cessassero, si mise le scarpe da ginnastica e uscì nella notte. Anche se ci volle un po’ per trovare il suo ritmo, come al solito riuscì a lasciarsi andare mentre correva. Fu in grado di focalizzare il suo pensiero e tutto ciò su cui poteva concentrarsi era Carlo.
Mentre correva sempre più forte, ricordò quel momento in cui i loro occhi si erano incontrati sul divano e si era sentito felice.
Sapeva di ridere di più quando era con Carlo. Sorrise al pensiero di quanto erano morbide le sue labbra e di quanto voleva sentirlo di nuovo accanto a sé.
Mentre ancora non capiva cosa significasse, cominciò a rendersi conto che questo non gli importava, l’importante era dire a Carlo come si sentiva.
Invece di tornare al suo cottage, si voltò e iniziò a dirigersi verso la casa di Carlo. Iniziò a pensare cosa avrebbe dovuto dire, ma non aveva le parole per esprimere quei momenti di terrore che l’avevano spinto ad andarsene poco prima.
Arrivato, bussò. Nessuno rispose, bussò di nuovo, questa volta molto più forte. Non sentì nulla.
Bussò ancora e cominciò a gridare.
“Carlo! Sono io. Dobbiamo parlare.”
“Vattene via Cris,”
Rispose Carlo senza aprire la porta.
“Ho fatto uno stupido errore e non voglio parlarne adesso. Mi faresti sentire peggio. Vai a casa.”
“Ma Carlo, non è stato un errore. Ero solo... sorpreso. Non sapevo cosa fare così sono scappato in panico. Mi lasci entrare? Ho davvero bisogno di vederti ora. Ho bisogno che tu sappia che non hai commesso un errore.”
Lentamente la porta si aprì e vide che anche Carlo stava piangendo.
“Carlo, mi dispiace tanto. Non volevo farti del male. Stavo solo... beh, io ho sentito…”
A corto di parole posò una mano sulla nuca del ragazzo e lo baciò. Questa volta nessuno dei due si staccò.
Quando finalmente si allontanarono, Cris appoggiò la testa alla spalla dell’amico.
“Da quando ti ho incontrato mi sono sentito così felice. Ogni volta che ti vedo voglio sorridere. Mi emoziono ogni volta che sento la tua voce. Credo…”
Alzò la testa e guardò i bellissimi occhi del ragazzo.
“Penso di amarti.”
“Io so di amarti, Cris.”
Disse Carlo mentre tornava a baciarlo.
“Carlo, so che può sembrare stupido, ma... beh, possiamo provare di nuovo stasera?”
“Cosa vuoi dire?”
“Voglio dire, guardaci. Siamo un disastro, piangiamo e singhiozziamo. Voglio che stasera sia come il nostro primo appuntamento o qualcosa del genere.”
“Penso che ‘o qualcosa del genere’ sia praticamente il riassunto di quello che abbiamo fatto prima.” Disse Carlo ridendo.
Anche Cris rise.
“Sì, ma facciamolo per bene. Vado a casa per una doccia, poi tornerò e potremo farci una pizza fredda, guardare un film e... beh...”
E cominciò ad arrossire.
“Credo lei stia correndo troppo! Ma accetto la sua proposta. Però se non torni prima di mezz’ora dovremo saltare pizza e film.”
E gli fece l’occhiolino.
Cris gli diede un bacio veloce, un può fuori centro.
“Penso di aver bisogno di più allenamento…”
“Sono sicuro che ci si può organizzare. Ora sbrigati e indossa dei vestiti puliti prima che riconsideri la possibilità di lasciarti entrare.”
Cris corse a casa, non poteva credi alle emozioni che stava provando; saltò sotto la doccia e mentre poi si stava asciugando, si guardò allo specchio. Si chiese cosa pensasse Carlo del suo corpo, i ricci capelli biondi erano un po’ spettinati, ma quello si poteva risolvere. Quasi tutto il suo corpo era di un colore marrone miele per l’abbronzatura di settimane al lago. Era piuttosto orgoglioso del piccolo ciuffo di peli che aveva tra i pettorali. Un’altra striscia di peli più densa portava dall’ombelico al pube.
Guardò nell’armadio e per un momento fu confuso, voleva apparire sexy ed attraente (dopo tutto era stato lui a decidere che fosse un appuntamento ufficiale), ma non aveva mai frequentato nessuno prima di allora e poi non avevo idea di cosa lo rendesse particolarmente sexy. Trovò un paio di boxer bianchi ed un paio di pantaloncini kaki. Non era stato troppo difficile. Ora veniva la parte difficile. Optò per una semplice t-shirt bianca a costine, si guardò allo specchio ancora una volta e praticamente volò verso la casa di Carlo.
Bussò e la porta si aprì immediatamente, indossava jeans e una maglietta arancione e rossa. Cris pensò di non aver mai visto niente di più sexy in tutta la sua vita.
“Mi sei mancato.”
E Carlo gli diede un bacio veloce.
Andarono in soggiorno che sembrava persino più bello di quanto lo fosse la prima volta poche ore prima.
Il lago era nero come la pece con solo poche barche solitarie che ne punteggiavano la superficie.
Carlo aveva acceso delle candele e spense la maggior parte delle luci.
Si sistemarono sul divano.
Carlo inserì la videocassetta e mangiarono mentre guardavano il film.
Quando il film terminò, Cris si nascose tra le braccia dell’amico ed appoggiò la testa sul suo petto. Carlo spense il registratore e la TV.
“Cris? Ricordi la nostra prima corsa? Quando ero flaccido e fuori forma?”
“Non sei mai stato flaccido, tranne forse proprio qui.”
E gli pizzicò lo stomaco.
Carlo scoppiò a ridere.
“Smettila!”
“Sembra che qualcuno soffra un po’ il solletico!”
Cris iniziò a solleticare e pizzicargli sempre più lo stomaco fino a quando non cominciarono a ridere istericamente.
“Smettila, sto cercando di essere serio!”
Disse Carlo con il suo raggiante sorriso.
“Quando abbiamo fatto la prima corsa, mi hai detto che se fossimo andati troppo lontano, avrei dovuto dirtelo e saremmo tornati. E appena te l’ho detto ti sei fermato e siamo tornati a casa.”
“Sì. E allora?”
“Beh, è solo che prima, stasera, sono andato troppo lontano e non ti ho dato la possibilità di voltarti. Mi fa veramente male e non voglio che succeda di nuovo. Non ho mai provato niente di simile a quello che provo con te e non voglio rovinare tutto. Quindi voglio essere sicuro che procediamo lentamente e se uno di noi ha bisogno di voltarsi, dobbiamo solo dirlo. Ok?”
“Ok.”
Lentamente Cris abbassò la testa sul viso di Carlo, aprirono la bocca e si baciarono con una nuova passione.
Cris sentì la lingua del ragazzo incontrare la sua e poi percepì una scarica elettrica che lo attraversò. Esplorò la bocca dell’amico ed assaggiò la sua lingua. Non aveva idea che baciarsi potesse essere così incredibile.
Carlo gli stava massaggiando la schiena mentre lui passava le dita tra i capelli dell’altro. Era così incantato dalla sensazione del loro baciarsi che per molto tempo non si accorse della dura massa che strofinava contro la sua coscia.
Poiché di Carlo erano sotto la sua t-shirt si rese conto che poteva solo essere il suo uccello duro.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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